Una famiglia dissestata, con la figlia data in affido a Edwige, tedesca che risiede per lunghi periodi a Gabbiana assieme al marito giornalista, amica di Daniela. La madre viene trovata morta per un colpo d’arma da fuoco.

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Incipit

Quando le arrivò la richiesta, le sembrò una grande scocciatura.

Che cosa voleva da lei Edwige? Era soprattutto materia da tribunale dei minori. Eppure, a ben vedere, c’era argomento anche per lei. Un padre violento, che possedeva una rivoltella… sì, pareva che avesse il porto d’armi, le disse Edwige. E con questo? Era forse meno pericoloso, viste le premesse?

C’era una madre in difficoltà, in affanno, c’era una figlia, minorenne, in difficoltà ancora più grandi.

Ma che cosa c’entrava Edwige, milanese, tedesca, per essere precisi, con questa strampalata vicenda?

C’entrava, c’entrava… la ragazzina studiava in un liceo linguistico, ed era debole – debole non rendeva l’idea, per essere sinceri – in tutte le materie. La famiglia non aveva grandi mezzi, le era stato detto; le avevano chiesto – era stato il parroco – se, considerato il fatto che lei era tedesca madrelingua, non avrebbe potuto, per caso, se non era un disturbo, non esitasse a dire di no se c’erano problemi e tutte quelle manfrine lì, non avrebbe potuto darle una mano in tedesco.

Come no! Ma non solo in tedesco, anche in matematica e scienze, che Edwige conosceva bene.

Poi, in quel periodo, era più il tempo che lei ed Ermanno trascorrevano a Gabbiana che non a Milano. Ermanno, grazie a Internet, riusciva a scrivere i suoi pezzi per il giornale comodamente seduto nel suo studio, ammirando le Apuane.

E allora? Allora Edwige aveva incominciato, e allora Edwige aveva trovato una ragazzina ribelle, ma non solo: un’autentica famiglia dissestata.