Un uomo ancora giovane ma malato e alla fine dei suoi giorni ricorda la propria vita, e soprattutto il suo rifiutare sempre e comunque ogni imposizione, anche a costo di pagare un prezzo molto salato.

Incipit

A dodici anni pesavo sessantotto chili. Probabilmente potevo considerarmi un po’ grassottello, anche perché ero alto un metro e sessantotto, superiore per quell’età alla media dei miei coetanei.

A tredici la statura era salita a un metro e settantotto, ma i chili erano diventati ottantaquattro. E l’anno dopo, all’inizio delle superiori, stabilizzata l’altezza a un metro e ottanta, che è rimasta quella per sempre, avevo raggiunto i novantadue chili; e su un ragazzino di quattordici anni si notano.

Avevo incominciato le superiori. Il Ginnasio fu per me, almeno all’inizio, un trauma. Riuscivo a mascherare bene, dietro la mia faccia paffuta da bonaccione, ma dentro soffrivo come una bestia.

Avevo sempre vissuto in campagna, a pochi chilometri dalla città, dove mi apprestavo a incominciare il Liceo. Nel mio paese avevo frequentato le scuole medie, con risultati discreti.

E già, ripensavo negli anni seguenti, non era difficile essere fra i bravi, quando i tuoi compagni di scuola sono il figlio del fabbro e quello del mugnaio, quello del bovaro e quello del falegname.

Scelsi il Liceo perché… non sapevo, né tuttora conosco nemmeno io il perché. Forse perché odiavo la matematica e l’inglese: e il secondo mi avrebbe torturato per due soli anni, mentre la prima, in quella scuola, aveva un’importanza di poco superiore alla religione, equivalente pressappoco alla ginnastica.

Nella mia nuova classe non conoscevo nessuno.

Incominciai lentamente a imparare i nomi dei miei compagni, e, accanto ai nomi, le condizioni sociali: il figlio del dentista e quello dell’avvocato, il figlio dell’industriale e quello del primario… Certo il mio entourage era cambiato.

Ma antipatici, no. Da questo punto di vista potevo dirmi davvero soddisfatto.

Eravamo tutti sulla stessa barca, e tutti assieme soffrivamo i ritmi pesantissimi dello studio cui eravamo costretti.

Mal comune…